11 PIANETI
per voce sola (2022)
dedicato a Giulia Cianca

Marco Colonna (2022)

Ho pensato 11 Pianeti per una voce che sapesse inventare un modo nuovo di essere parola. Nel leggere la poesia di Darwish (anima e corpo di questo lavoro) mi sono sentito spaesato, realmente esiliato da tutto quello che pensavo di conoscere sulla separazione, sull’amore, sul linguaggio, sul senso di un’opera poetica.
Mi sono chiesto se una voce potesse rappresentare tutto questo spaesamento, e in questo modo testimoniare la lotta della parola poetica in un Mondo che polverizza, desertifica, devasta ogni spirito di umanità.
La voce.
Lo spirito con cui il linguaggio si forma, il senso si manifesta, l’emozione si coagula in suono.
Per testimoniare la lotta della parola poetica per esistere ho pianificato una partitura ardua da maneggiare, un vero e proprio percorso in undici quadri da “spiegare” fisicamente, parole che sono grafico, logogramma, percorso e inciampo di senso, evocazione, struttura semantica.
L’ho scritto e dedicato ad una giovanissima Giulia Cianca, all’inizio di questa grande avventura che porta il nome di New Ethic Society. Non perché avesse le caratteristiche di una voce capace di rappresentare questo conflitto. Ma soprattutto perché aveva ed ha una spinta inesauribile a comprendere, nel senso più profondo di questa meraviglia di possibilità umana. In senso etimologico “comprendere” significa tenere insieme, custodire.
E Giulia lavora incessantemente per custodire una certa “purezza” della parola, del canto che ammiro profondamente. Nei due anni trascorsi dalla stesura a questa interpretazione, che con mio imbarazzo ha rappresentato la sua prova pratica di tesi di laurea, il suo manifesto talento si è fortificato, il lavoro tecnico e di ricerca affinato, la sua ricerca di un’azione che fosse “senso” chiarificato.
Attraverso il suo gesto musicale 11 Pianeti diviene conflitto vivente, rappresentazione di una necessità.
Ed oggi che pubblichiamo questo piccolo lavoro, ancora una volta e in maniera violenta come mai prima, il conflitto fra popoli, che è la storia di Mahmoud Darwish e della raccolta poetica che il pezzo omaggia, si manifesta con l’orrore senza fine della guerra, dei bambini innocenti morti, della paura e della barbarie umana.
Darwish nel suo componimento mette l’esilio al centro della sua riflessione. Lo fa con la cacciata degli ebrei dall’andalusia nel 1492, anno della scoperta dell’America. Lo fa quindi unificando i simboli sotto un unico cielo. Apre la porta e invita tutti gli uomini a sedere alla tavola del dolore. Per mangiarne insieme i frutti in uno spazio in cui, per una volta, il poeta si augura che in questa condivisione ci possa essere la comprensione, la cura a cui il genere umano è chiamato quotidianamente ad impegnarsi.
Questo lavoro altro non è che questo.
Cura.
Per la parola, per la storia, per il canto, la poesia, il suono. Cura per l’essere umano e la sua possibilità di scegliere di essere migliore.

Marco Colonna